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domenica 23 giugno 2024

In me non c'è che futuro. Adriano Olivetti




Già il titolo è esemplificativo della figura di questo imprenditore che, prima di essere tale, ha saputo essere un grande uomo che ha messo al centro la persona (al singolare) e le persone (nel senso di comunità), elaborando un pensiero originale e insolito in cui l’attività di un’impresa deve realizzare anche lo sviluppo sociale, culturale e umano di chi lavorava nel rispetto di ogni individualità, talento e aspirazione.

Adriano Olivetti
«La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto?»

A introdurre la serata è il dott. Fabio Storchi, presidente dell'UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) di Reggio Emilia, che ha brillantemente disegnato le qualità umane e imprenditoriali di Adriano Olivetti e, insieme, ha saputo inquadrarle all’interno dell’Economia Civile, di cui si è fatto portavoce, che «mette al centro la persona e il suo benessere facendo leva su valori come reciprocità, fraternità ed ecologia integrale». Presenti anche alcuni soci dell’UCID, tra cui la vicepresidente Cristina Gherpelli, a sottolineare il valore dell’evento.

Adriano Olivetti
«Chi opera secondo giustizia opera bene e apre la strada al progresso. Chi opera secondo carità segue l’impulso del cuore e fa altrettanto bene, ma non elimina le cause del male che trovano luogo nell’umana ingiustizia?».

A raccontarci la storia di Adriano Olivetti è Gianni Furlani con Mauro Bertozzi in un viaggio emozionante attraverso la sua vita e le sue idee rivoluzionarie, reso vivo e penetrante dall’originale accompagnamento musicale.

Il regista ha saputo dipingere la Sua “Vita a contatto” in cui è stata fortemente presente la tensione per un Bene che andasse “Oltre” (una delle nostre tappe del cammino adulti di quest’anno associativo): “oltre” le condizioni di lavoro di quel tempo, “oltre” il rapporto imprenditore (padrone in quel periodo) e operai, pregiudizialmente contrapposti, “oltre” il prodotto sicuro ma senza innovazione, … “Oltre” per guardare al futuro restando però connessi con la persona, tutta intera, con le sue esigenze e i suoi sogni costitutivamente umani.

Adriano Olivetti
«Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande».

Ecco il sogno e la realizzazione di una fabbrica profetica, diversa dalle altre fabbriche. Intorno un efficiente sistema di servizi sociali per i lavoratori come quartieri residenziali, la biblioteca, gli asili, il cinema, accoglienza di artisti… un’organizzazione di lavoro che comprende un’idea di felicità collettiva. Forte è il senso di responsabilità dell’imprenditore che vede il profitto a servizio della bellezza, della crescita dell’intera società civile tanto da essere definito un utopista.

Adriano Olivetti
«Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare».

Una grande ricchezza lo spettacolo, una grande ricchezza l’uomo Olivetti con le sue idee singolari di Vite a ConTatto.

Sara Iotti
per il Consiglio Diocesano


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