Si è aperta nel ricordo dei cristiani perseguitati la 33a edizione del Festincontro di Azione Cattolica a Gavassa.
Venerdì 9 giugno è intervenuto padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), giornalista e direttore di AsiaNews (www.asianews.it), agenzia di stampa con le antenne puntate verso il Medio Oriente e il continente asiatico.
Parlare di cristiani perseguitati non è banale, ha ricordato il missionario nella premessa alla serata, dopo aver ringraziato l’Ac, e in particolare Maria Chesi e Andrea Cavazzoni, per averlo invitato a relazionare per il secondo anno consecutivo su un tema a lui così caro. “Per fare memoria dei cristiani perseguitati - ha detto padre Cervellera - è necessario assumere lo spirito della Lettera agli Ebrei: «Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere». Oggi c'è chi specula sulle sofferenze dei cristiani per motivi economici o politici, ma per parlare di loro “da cristiani” dobbiamo pensarci “in catene” insieme a loro per avvicinarci alla loro sorte.
La Chiesa in Cina sta conoscendo una nuova primavera.
Ogni anno nella notte di Pasqua vengono battezzate 15-20 mila persone, nonostante il forte controllo del governo cinese, i fedeli incarcerati e i vescovi e i sacerdoti torturati e ucci- si. Negli ultimi anni si è intensificato il dialogo fra il governo cinese e la Santa Sede per chiarire in particolare la titolarità nella nomina dei vescovi. “Al presente non vedo una conclusione perché il governo cinese non vuole assolutamente perdere l’occasione di controllare le nomine dei vescovi. Tuttavia mentre la Santa Sede, per rispetto, non accenna a nominare nuovi vescovi, il governo cinese nomina vescovi illeciti senza il mandato del Papa”, puntualizza il missionario.
Ricordiamo che la comunità cattolica cinese è composta da fedeli iscritti all’Associazione patriottica, l’organismo del Partito comunista cinese che mira alla costruzione di una Chiesa indipendente da Roma, e da fedeli della cosiddetta “Chiesa sotterranea, che rifiutano l'iscrizione al partito e il controllo del governo e si riuniscono segretamente a rischio della loro stessa vita poiché sono ritenuti criminali e vengono perseguitati con tutti i mezzi.
Padre Cervellera riferisce che rapimenti, torture e uccisioni sono all’ordine del giorno in Cina.
Emblematico è il caso di Luo Jibiao, 50 anni, morto all’inizio di giugno in prigione. Era stato arrestato un mese prima per rissa. I familiari hanno scattato foto al corpo senza vita e pieno di lividi e sangue e hanno accusato la polizia sospettando che il loro congiunto fosse stato torturato. Il corpo è stato cremato e i familiari ora subiscono minacce della polizia insieme agli avvocati difensori. Dopo la denuncia, il villaggio di Luo è controllato da uomini armati che hanno sospeso gli account sui social media dei familiari, i quali attraverso amici sono riusciti a far arrivare la notizia e una foto del defunto martoriato ad AsiaNews. “Immaginate cosa provano i familiari o i membri di una comunità sotterranea quando arriva la notizia che il loro vescovo è stato rapito…”.
Perché accade tutto questo? Il governo comunista cinese ha potenziato il controllo e il soffocamento della religione in Cina, ma dinamiche simili esistevano anche con l’imperatore.
La repressione della religione deriva da un pregiudizio confuciano rafforzato dall’ideologia comunista, ma non è l’unico fattore a spiegare le morti e le torture. “Il partito comunista cinese è ormai una oligarchia dove pochi si dividono le ricchezze del Paese a spese della gente che lavora tantissimo con salari bassi. Da decenni ormai si parla di pensioni e assistenza sanitaria per tutti e di aumento degli stipendi, ma ogni anno le riforme vengono rinviate. Il partito comunista teme che se si attuano le riforme la Cina farà la fine dell'Urss. Per questo è proibito criticare il Partito”.
Quella cinese è infine un'oligarchia che controlla non solo la stampa interna, ma anche, indirettamente, i grandi gruppi editoriali stranieri.
“Alzi la mano chi ha letto sui giornali italiani critiche alle Cina”, chiede provocatoriamente padre Cervellera. Spesso il tono degli articoli o dei servizi tende a minimizzare la realtà. Si parla, certo, di violazione dei diritti umani, ma si conclude che la società è molto migliorata. La Cina ha 1.400 miliardi di valuta estera da investire e i governi di tutto il mondo si guardano bene dal fare critiche.
Ma non è possibile parlare dei cristiani perseguitati senza dire la verità sulla situazione che si vive nel Paese. E questo è il compito di strumenti di comunicazione alternativi come AsiaNews.
Ad alcune migliaia di chilometri di distanza, in Medio Oriente, i termini della questione non cambiano, con la costante di un Occidente superficiale che pare indifferente alle sofferenze dei cristiani perseguitati.
“La terribile serie di attentati che ha colpito l’Europa negli ultimi mesi mi ha fatto ripensare alle parole di padre Ragheed Ganni, sacerdote iracheno corrispondente di AsiaNews e trucidato da Al Qaeda undici anni fa. Padre Ganni diceva: «L’Europa è superficiale nei confronti del martirio di tanti cristiani iracheni, ma deve stare attenta perché ciò che sta succedendo a noi ora succederà anche in Occidente». La persecuzione dei cristiani è un segno perché chi se la prende con i cristiani se la prende con gli ultimi e con i più deboli. I cristiani sono profeti”.
Secondo padre Cervellera nell’ultimo anno la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, in particolar modo in Egitto, ha subito una escalation.
Secondo un proclama dello Stato Islamico i cristiani vanno eliminati perché “inquinano” la cultura araba beduina, in particolar modo per come il cristianesimo guarda alla condizione femminile e alla modernità.
Il terrorismo è il frutto della predicazione dell’Islam radicale, il Wahabismo, che propone un Islam da affermare con la spada e un Corano da interpretare alla lettera. Il Wahabismo è la corrente islamica su cui si regge l’Arabia Saudita e con i soldi del petrolio viene esportato in tutto il mondo: moschee con imam wahabiti sono state aperte in Africa, Indonesia, Bangladesh, India, Filippine, dove ora sono sorti focolai di radicalismo, e in Europa in varie città, fra le quali Roma, Londra e Parigi.
“Ho un caro amico musulmano che abita a Parigi; mi ha scritto che non va più in moschea per non sentire prediche violente”, puntualizza padre Cervellera.
E a latitudini diverse si ripete la storia del “bavaglio” alla stampa sul rispetto dei diritti umani - in particolar modo la libertà religiosa - che passa attraverso l’ingente patrimonio economico dell’Arabia Saudita.
“Dobbiamo trovare il modo di aiutare l’Islam a risolvere il suo problema con la modernità e far in modo che la dignità della donna e l’apertura all’esterno si diffondano anche in questi Paesi, come un bene per la società.
Contemporaneamente dobbiamo fermare la predicazione violenta e letterale dell’Islam. Il futuro del mondo sta nella convivenza tra persone di fedi diverse in cui ognuno rispetta la fede dell’altro”.
E a noi che abitiamo in Europa è chiesto di accompagnare i cristiani perseguitati in questo processo di pace; con la preghiera e nella scelta dei mezzi di informazione affinché essi siano sale della terra, semi di un mondo nuovo.
Emanuele Borghi