La vita del giudice ucciso dalla mafia nel 1992 nell’attentato di Capaci.
La narrazione si muove vibrante sulle parole pronunciate da Falcone e dai testimoni che lo hanno conosciuto: il suo impegno, le vittorie e le sconfitte.
La macchina del fango: le difficoltà, il sospetto che lo circonda e crea discredito intorno alla sua azione indomita, coraggiosa, costante.
La strage di Capaci ferma lui e la sua scorta, ma non le sue idee.
Falcone non è soltanto un magistrato che lotta contro la mafia, ma un uomo delle istituzioni che crede fermamente nei valori della democrazia e della legalità.
Con la musica al pianoforte di Cavalleria Rusticana di Mascagni e dai brani di Astor Piazzolla.
“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini “parola di Giovanni Falcone. In un paese senza memoria come il nostro è davvero notevole il lavoro del Teatro dell'Orsa che ha portato in scena la vita del giudice siciliano ucciso dalla mafia nel 1992 nell'attentato di Capaci.
In scena, in un'atmosfera ulteriormente arricchita dalle musiche dal vivo di Claudia Catellani, tutto il suo impegno, le sue vittorie, le sue sconfitte; la storia di un uomo che ha dedicato tutta la vita a combattere «il carciofo», «cosa nostra»: già, tanti nomi ha la mafia, «parola dal suono dolce, quasi come mamma» e che qualcuno addirittura dice «che non esiste»: è l'omertà la più grande qualità «dell'uomo d'onore». Qualcuno la chiama anche «mostro»: quel mostro che si presenta come benefattore e che fa apparire come un favore quello che è un diritto del cittadino, «che colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere», come dice lo stesso Falcone, un uomo delle istituzioni che ha creduto fermamente nei valori della democrazia e legalità. In scena, non solo la sua etica, la sua forza, ma anche tutta la sua inquietudine, intelligenza, sensibilità: il grande affetto per la moglie Francesca, momenti romantici di una vita «sotto scorta». Ma la mafia è un cancro a maglie larghe e la «macchina del fango» non risparmia nessuno: tutto per screditare il coraggio e l'azione indomita e costante di chi sfida «il carciofo».
Preziosi frammenti della vita di un uomo straordinario, fino a quell'ultimo atto: a cui non avremmo mai voluto assistere.