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Festincontro 2023



venerdì 16 giugno 2023

"Pensati insieme". Veglia di preghiera animata dai giovani di Fraternità e da don Alberto Ravagnan

Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.



L’arena è affollata di volti eterogenei, tante età, chi seduto sulle panche chi a gambe incrociate per terra. Ci sono cuscini preparati per il momento dell’Adorazione. Suoni, vociare indistinto, vassoi con piadine e bicchieri di frutta, magliette dei grest e campeggi colorano il cittadino Parco Tocci (Ex parco Cervi), addobbato in occasione del ritrovo estivo dell’Azione Cattolica diocesana, il Festincontro.

La serata di venerdì 16 giugno ha accolto come ospite don Alberto Ravagnani, sacerdote ambrosiano e coadiutore dell’oratorio san Filippo Neri della parrocchia san Michele Arcangelo di Busto Arsizio (VA), oratorio diventato oggi luogo pulsante di vita, servizio e conversione per tanti ragazzi. A parlarcene è Elena, 19 anni di Firenze. Elena ha la voce emozionata ma sicura: parla di quella che è stata la sua storia, vissuta in tante vesti, attraversata dal peso di lontananze, pressioni e solitudini. Non mi sentivo libera in quello che avevo scelto, racconta. Domande ed inquietudini esplose soprattutto davanti alla morte di un amico. Dove trovo un posto di Verità? Perché non sia questo un domandare, un vivere intransitivo.

Dopo un primo incontro nel dicembre 2019 con don Alberto ed i ragazzi dell’oratorio, dopo il successivo lockdown - palude per tanti ragazzi, resi scollati davanti ai loro stessi gesti, isolati dal loro futuro presente, resi apatici davanti ai loro stessi desideri -, ecco che Elena, dopo questi eventi, incontra nuovamente don Alberto ed in particolare Alessio, un ragazzo che vive in oratorio a Busto.

Chi sei Elena? Come stai?

Domande a bruciapelo, domande alle quali Elena si sente di rispondere in modo totale e sincero. In fondo, cosa aveva da perdere, confida. Ed ancora, la domanda di Alessio che Elena si porta nel cuore: doneresti la tua vita a Dio?

“Se riuscissi a vivere come voi qui, sì”. “Allora resta”, è la semplice risposta.

E davanti al Santissimo, centro della vita dell’oratorio, dei ragazzi, lì in quell’intimità d’ascolto Elena si affida. Accetta, accoglie il gioco, il giogo.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro, prendete il mio giogo sopra di voi. Le parole del Vangelo di Matteo (11, 25 – 30), lette da don Alberto davanti al Santissimo in questo venerdì, dove la Chiesa festeggia il Sacro Cuore di Gesù, simbolo del suo Amore, proseguono o meglio rivestono, danno senso, direzione alla testimonianza di Elena.

Sono parole rivolte a noi, noi stanchi ed oppressi nelle nostre comodità. Ora a parlare è don Alberto: sottolinea come pure noi con l’illusione di avere tutto a nostra portata di mano, pure noi che ci assottigliamo sempre di più nel mondo virtuale, proprio noi siamo quelli a quali Gesù si rivolge nel Vangelo. Frustrati dalle preoccupazioni, dalle ansie, dalla cappa della solitudine. Famelici di verità per la nostra stanchezza interiore ci accartocciamo sempre più su di noi stessi come fogli di carta.

Ora, ci chiede don Alberto, come facciamo a dispiegarci?

Riconoscendo che non apparteniamo a noi stessi ma esistiamo come persone in relazione, prima di tutto con il Signore. Se non apparteniamo a nessuno, se non saremo di nessuno presto questo enorme spazio vuoto si espanderà fino a schiacciarci. Prendendo le parole del Vangelo: caricarsi sulle spalle il giogo, la vita degli altri.

“La vita diventa più leggera quando ci carichiamo la vita degli altri. Tutto”, conclude don Alberto, “assume la giusta proporzione: se ci mettiamo in relazione, mettendo Dio al primo posto, noi ci riscopriamo umani, quindi figli, quindi amati”.

Dando forma e centro a queste parole la serata ha avuto come suo nucleo l’Adorazione, un momento avvolgente e silenzioso, pur se proposto nel cuore della città. Centro nevralgico di quella relazione che rende dolce il nostro spenderci. Che fa di noi, non un verbo intransitivo e sterile. Ma un Amore transitivo, amati e amanti.

“C’è un’urgenza di vivere una vita Bella, nella consapevolezza che c’è chi mi ama che dà senso a ciò che vivo. Al bello. Al brutto. A questa urgenza di vita piena ho risposto con la scelta di servizio nell’oratorio di Busto, ringraziando ogni giorno del Bene che ancora una volta mi viene donato” (Elena).

Cecilia Iotti,
per la Presidenza di AC


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