Tantissimi gli spunti e le provocazioni che Gigi De Palo, già presidente del Forum delle famiglie e Mons. Claudio Giuliodori, da tempo assistente generale dell’Università Cattolica e da pochi mesi assistente generale di A.C., ci hanno consegnato nella serata di apertura del Festincontro dal titolo: “Cittadinanza e cultura”.
Una serata dal dialogo ricco, condotta da Eleonora Crialesi, responsabile adulti di AC, e resa fruibile per chi non era presente dalle riprese di Elena Oleari, anch'essa responsabile adulti di AC.
Un dialogo fatto di domande all’uno e all’altro, di citazioni competenti di dati, ma anche osservazioni all’unisono, fatte da parte di entrambi, per dire, insieme, che siamo oggi in un tempo di grandi cambiamenti, dovuto a vari fattori
Uno di questi, di grande impatto sociale, è un progressivo frantumarsi delle relazioni e, di conseguenza, il frantumarsi del tessuto ecclesiale.
Cambiamento di relazioni che riguardano in primis le relazioni famigliari, infatti le strutture affettive stanno diventando sempre più esili….vedi la mancanza di progetti di vita, il crollo demografico etc.
Se a questi si aggiunge il dopo-pandemia vediamo nei giovani una insicurezza di fondo, il radicalizzarsi di situazioni di fatica, per cui il mondo giovanile ne esce male.
Altro grande nodo: l’educazione. Abbiamo bisogno di un patto educativo globale, servono persone che credono nella vita sociale, in una vita condivisa e partecipata, capaci di fare dialogare, come emerge dai discorsi di Papa Francesco, le generazioni. E l’A.C., lo diciamo con una punta di orgoglio, per la struttura stessa che ha, lo sta già facendo.
E una sfida che come cristiani non abbiamo voluto giocare e che ci ha posto un po’ indietro rispetto al “mondo” è quella dei social network, una grande opportunità.
Se poi ci fermiamo per un po’ alla “parte destruens” del discorso, problema decisamente grave è quello della denatalità, cartina di tornasole per la crescita di un popolo, fenomeno che andrà a creare una serie di situazioni complesse anche da un punto di vista ecclesiale, quando, invece, altre nazioni europee hanno avuto l’intelligenza di capire che la natalità è un bene sociale.
Ancora: la mancata liberalizzazione del sistema scolastico ci ha danneggiato non poco. E qui Mons. Giuliodori si ferma a raccontare dell’Università Cattolica, la più grande Università non statale di Europa e del Policlinico Gemelli, il primo ospedale in Italia di altissimo livello medico con libero accesso per tutti.
Ma che cosa si può fare allora? C’è una missione che possiamo compiere, che è quella della prossimità, di una sapiente tessitura di relazioni. Spesso (e questo ce lo dice Gigi De Palo) girando le parrocchie e le Diocesi si incontrano cristiani rassegnati, dalla faccia scura, cristiani che sono arrivati al “venerdì santo” e si sono fermati.
Ma noi cristiani abbiamo tanto da dire in termini educativi e di bellezza, perché il pensiero cristiano può fare la differenza. La sfida più grande in questo mondo così complesso è la speranza; e il Papa ci ha ribadito proprio questo nell’assemblea di maggio con i Vescovi, con una lettura bellissima della Pentecoste. Infatti ci ha detto che seppure la vita ci riserva delle complessità lo Spirito Santo agisce. Già infatti nella prima Pentecoste ha costruito su un terreno fragile una comunità rinnovata.
Anche oggi più che mai ci dobbiamo lasciare guidare da lui in modo che tutte le comunità cristiane rinfrancate e confortate possano supportare chi fa fatica, mettendo al centro l’Eucarestia.
A noi di raccontare la bellezza di essere cristiani, la bellezza del matrimonio, la capacità di “immischiarci”, ricordando la GMG del 2000 a Tor Vergata quando il Papa ha usato i verbi al futuro: ”voi non vi rassegnerete!” e ci ha invitato (e noi c’eravamo!) a fare della nostra vita un capolavoro.
Maria Chesi,
per la Presidenza diocesana