“In Cristo Gesù il nuovo umanesimo” è il tema del Convegno ecclesiale nazionale che nel 2015 si terrà emblematicamente a Firenze, proprio dove nel sec. XV fiorì l’umanesimo che vide convergere cristianesimo e tradizione greco-latina, proponendo una nuova concezione dell’uomo.
A illustrare il “nuovo” – aggettivo che assume un significato escatologico – umanesimo del terzo millennio, incentrato sulla figura di Cristo, l’Azione Cattolica ha chiamato al Festincontro il vescovo di Brescia mons. Luciano Monari, sassolese, a lungo docente nello studio teologico e assistente diocesano di Ac, il quale da fine e chiarissimo biblista qual è, ha condotto il folto e attento uditorio – tanti gli amici di gioventù – a scoprire questa nuova realtà attraverso una lettura, affascinante e per molti versi nuova, delle parabole del Buon Samaritano e del Figliol Prodigo.
Nuovo umanesimo, ha affermato don Luciano, significa comprendere ciò che sta ora accadendo in una cultura non più “classica”, ancorata cioè su valori stabiliti e ben stabiliti, ma “empirica”, in cui la confusione dei valori è un segnale inquietante di disagio e l’uomo stesso non è più un concetto definito. Ecco allora l’interrogativo: chi è il prossimo, termine di relazione contrapposto a remoto?
Il vescovo Luciano l’ha spiegato attraverso la figura del buon samaritano, che mosso da compassione si china sul ferito, stabilendo una relazione e applicando il comandamento dell’amore; atteggiamento che il cristiano deve esercitare non solo nella carità immediata, ma in quella “mediata”, cioè negli ambiti di vita e professionali in cui opera. In particolare mons. Monari ha insistito sulla necessità per i laici cristiani di spazi di riflessione, confronto, formazione e azione in quei campi che sono loro propri: parrocchia, famiglia, politica, economia, lavoro, luoghi in cui l’uomo di fede deve mettere la parola del Vangelo.
E muovendo dal figliol prodigo, che decide di andare lontano dal padre, don Luciano ha osservato come oggi una certa filosofia insista sul concetto di “uccidere Dio perché l’uomo viva”, mentre – come scriveva S.Ireneo – è proprio l’uomo vivente la gloria del Creatore, che si china su di lui e lo ama di un amore incommensurabile.
Il vescovo di Brescia inoltre ha sottolineato come oggi si diffondano: idolatria del denaro, del potere, del piacere; egoismo di gruppo, falsità, cattiveria, tentazione degli uomini di essere generatori di se stessi. Ecco allora l’attualità del magistero di Paolo VI che insisteva sul tema della civiltà dell’amore: del prendersi cura degli altri. Gesù ha amato l’uomo e per salvarlo ha accettato la croce; l’amore chiede sacrifici; occorre inoltre evitare la tentazione della mediocrità.
G.A.Rossi