Giovanilismo vs adultità: questi i due fuochi attorno a cui ha ruotato l’avvincente incontro promosso la sera di martedì 10 dicembre dall’Azione Cattolica con protagonista don Armando Matteo, un giovane sacerdote capace di andare dritto al problema, di coinvolgere gli ascoltatori, di parlare con il sorriso e soprattutto di essere accessibile.
Il tema proposto era. “la trasmissione della fede: la sfida del nostro tempo”, un impegno, come ha ricordato il presidente diocesano Alberto Saccani, a cui non intende certamente sottrarsi l’AC, citata espressamente nella recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium.
Innanzitutto don Armando Matteo – classe 1970 - ha rilevato come esista un cambiamento generazionale riguardo alla fede; la generazione nata dopo il 1981 mostra estraneità, distanza rispetto al cristianesimo; è una generazione che fa fatica a capire a cosa servirà la fede una volta diventati adulti. Ciò significa che rispetto alle generazione precedenti si è interrotta, è in difficoltà la “cinghia di trasmissione” della fede. Così scrive Papa Francesco al N. 70 dell’esortazione Evangelii Gaudium: “Nemmeno possiamo ignorare che, negli ultimi decenni, si è prodotta una rottura nella trasmissione generazionale della fede cristiana nel popolo cattolico”.
Quale l’identità della generazione adulta, costituita dai nati tra il 1946 e il 1964, quella che dovrebbe trasmettere la fede ai giovani? Queste le risposte di don Armando: è una generazione che ama più la giovinezza che i giovani, che ha fatto della giovinezza - nella fisicità delle sue caratteristiche - il suo bene supremo: salute, performance, modo di vestire; la giovinezza non può e non deve finire, mentre la parola “vecchiaia” è stata espunta anche da Wikipedia. La maggior parte degli adulti ha abdicato all’educazione e alla trasmissione della fede. Pertanto la loro testimonianza del Vangelo della vita buona è scialba, esangue, inefficace. Quindi s’interrompe la sinergia Chiesa-adulti, Chiesa-mondo della famiglia.
Ne consegue, ha sottolineato don Armando, che il futuro dell’azione pastorale deve essere quella di un grande lavoro con gli adulti – coloro che transitano tra il 45 e i 60 anni. Oggi, infatti, è diventata estremamente urgente e rilevante “la questione dell’adulto”.
Occorre allora rienvagelizzare l’adultità, innanzitutto a livello culturale, poi di primo annuncio della Parola di Dio, a livello liturgico e di testimonianza. Siamo felici di essere cristiani? Esiste un’allegria di esserlo nelle nostre comunità. “E’ quest’allegria dell’essere cristiani l’autentico antidoto contro gli idoli del nostro tempo, in particolare contro l’idolo della giovinezza”, ha indicato don Matteo. Occorre lavorare pastoralmente per creare comunità capaci di generare adulti contenti di esserlo e felici di essere cristiani; infatti la fede di trasmette, nella forma del contatto,da persona a persona, come una fiamma di accede da un’altra.
Giuseppe Adriano Rossi