Una immagine ben nitida nella mia memoria: la biblioteca del nostro amatissimo Centro Giovanni e un giovane Don Camillo con un altro giovane professore Agostino Menozzi che chiama a raccolta alcuni studenti. C’ero anche io, all’ultimo anno del Liceo, ed altri amici, tra cui il futuro Vescovo di Crema, che venne poi eletto nel consiglio di disciplina, organo oggi non più esistente, per creare il primo nucleo degli S.D. studenti democratici. Di che cosa si trattava? Erano alla ribalta gli appena nati decreti delegati e Don Camillo aveva colto l’opportunità di far entrare i ragazzi, e ci sarebbero stati anche i genitori, in questo nuovo organismo, creando questo gruppo che sarebbe poi tanto durato nel tempo, affinché potesse dare utili apporti alla vita scolastica della nostra città. Anni pieni di ricchezza, di dialogo, di “lotta”, si fa per dire, ideologica con gli studenti della FGC, con i giovani liberali…
Li ricordo con piacere quegli anni, perché Don Camillo era stato fondamentale: ci aveva fatto crescere, approfondendo, stimolandoci culturalmente. Poi altri si erano aggiunti, essendo ormai noi all’Università, creando un gruppo che si è poi consolidato nel tempo.
Ma per me, e non solo, altre opportunità: quella, ad esempio, sempre su proposta di Don Camillo, di approfondire i più svariati temi, trovandoci prima a due a due a casa sua, per ricevere libri, spunti, suggerimenti e dopo aver ben studiato e imparato tanto, la “messa in comune” sempre al Giovanni di fronte alla platea degli amici. Si svolgeva la relazione e a seguire il dibattito.
E poi… un’altra occasione. Era il tempo del Referendum sull’aborto. Come sempre, per avvalorare le tesi degli abortisti, c’erano in giro opuscoli, giornali, dibattiti e Don Camillo, quindi, passava al contrattacco: la creazione di una Task force per illuminare chi era nel dubbio, per chiarire, e purtroppo c’era veramente bisogno di tutto questo di fronte alle osservazioni pietistiche di alcuni gruppi.
E allora, di fronte alla richiesta di una mia disponibilità a coordinare con lui questa Task force, eccomi al lavoro. Ricordo con piacere quel mese e più così intenso a stretto contatto con Don Camillo, con cui ogni giorno ci si aggiornava. Si trattava di organizzare serate, di mettere insieme relatori che potessero dare idee, che potessero coniugare scienza e diritto, a favore della vita.
E così per un mese abbiamo parlato, dialogato, pensato, pure incoraggiati noi giovani e stimolati, pronti a “tappare un buco” e ad improvvisarci relatori se le richieste di parrocchie di gruppi erano in esubero, dopo essere stati ben supportati di idee, dalla lucidità e dalla sapienza di Don Camillo. Si, lucidità, cultura e sapienza, doti che ho sempre ammirato e ammiro in lui: la capacità di “sbriciolare” in maniera semplice e lineare concetti anche difficilissimi. E così potrei andare avanti all’infinito. Come non ricordare la grande festa organizzata da noi di A.C. (e Don Camillo l’A.C. l’ha amata e sostenuta tantissimo) quando è diventato Vescovo!
Una gara di solidarietà e gratitudine: avevamo chiesto alle Parrocchie di offrire, se era possibile, cibo per il rinfresco e davvero quel pomeriggio nel salone di Via Prevostura, ornato per l’occasione da spighe di lavanda e palloncini arrivavano a ritmo serrato salatini, torte, ogni ben di Dio! E Don Camillo – e che piacere mi aveva fatto! – dopo aver presenziato per il tempo necessario al rinfresco con Vescovi e Cardinali in Vescovado era letteralmente “fuggito” perché aveva detto che si sentiva più a casa li da noi! Il suo andare a Roma, anche se lontano, non ha segnato un distacco, sempre affettuoso quando ci incontrava, per esempio, alle GMG alle quali accompagnava Giovanni Paolo II, alla festa annuale del suo onomastico, la cosiddetta festa dei Camilli, che amava festeggiare con gli altri due Camilli Mescoli e Rossi e sempre disponibile se qualcuno di noi desiderata sottoporgli un problema.
E da ultimo, perché davvero i ricordi intensi e riconoscenti, sarebbero troppi da illustrare, la simpatica abitudine, purtroppo ora sospesa causa pandemia, di ritrovarci da lui a Roma in occasione del compleanno. Che bello festeggiare con lui e vederlo spegnere le candeline sull’immenso strudel che la fedele Pierina, a cui va tutta la nostra riconoscenza per averlo accudito e custodito in questi anni, preparava per noi.
È vero, come lui mi ha detto in una telefonata “gli anni passano e sto invecchiando…” ma la mente è sempre acuta, e lo testimoniano le interviste e i libri che ha scritto e che oggi continua a scrivere.
Grazie Don Camillo, continui ad essere per noi un faro e… ad multos annos!
Maria Chesi