“Quaerere Deum”: questo è stato il motto del vescovo Gibertini, davvero il fondamento della sua intera esistenza. E quando penso a lui, penso ad una persona di profonda preghiera, che sapeva fare silenzio incarnando il modello del monaco benedettino, nonostante il suo essere vescovo e come tale, vescovo in mezzo alla gente, mostrandosi a tutti noi, laici, religiosi ecc. amabile, accogliente, sempre disponibile. La notizia della sua elezione a vescovo di Reggio Emilia, ricordo che era arrivata a noi, amici di azione cattolica ,durante un pranzo comunitario.
Qualcuno lo aveva già conosciuto, avendo organizzato, il gruppo adulti di azione cattolica, proprio un pellegrinaggio ad Ales-Terralba, Sardegna, accolto dallo stesso vescovo Paolo Gibertini. Ci eravamo scambiati quindi informazioni e pareri, molto felici e soddisfatti della scelta fatta dal Papa. Poi l'esperienza che abbiamo fatto in quegli anni ha ancora di più rafforzato la stima e l'affetto che progressivamente sentivamo nei suoi confronti. Sono stati infatti ,gli anni del suo episcopato, quelli in cui la mia presenza in azione cattolica è diventata maggiormente istituzionale, avendo ricoperto insieme all'amico Paolo Guidetti il ruolo di responsabile adulti. E gli incontri con il vescovo Paolo si sono intensificati. Ricordo le telefonate al suo segretario, don Tiziano, che trovava sempre lo spazio per l'appuntamento col vescovo. Entravamo nel suo studio privato, sobrio, ma, allo stesso tempo elegante, e il colloquio era sempre profondo e caloroso. Chiedeva, ascoltava, appoggiava, incoraggiava!
Così è stato, ad esempio, per il pellegrinaggio delle famiglie in Ghiara, un evento memorabile! Avevamo recitato con il vescovo il rosario in più di 400 persone. Tanto che dopo alcuni giorni, a seguito di quel terribile terremoto di ottobre, varie persone avevano telefonato affermando che sicuramente la Madonna ci aveva protetto proprio grazie a quel rosario...e lui, il vescovo, che si era fermato anche dopo la preghiera nel chiostro, chiacchierando e dialogando con tutti, aveva voluto distribuire un santino preparato da lui per l'occasione con la consacrazione delle famiglie alla Madonna. E così, la sua, era divenuta una presenza costante: al festincontro, all'assemblea diocesana...Poche e sobrie parole, ma sempre profonde: affidarsi a Dio, Dio solo.
Questo il senso della sua esistenza, che comunicava continuamente a noi, cercandoci e sostenendoci anche con telefonate personali. In vescovado, a Torrechiara, bellissimo convento benedettino dove passammo una splendida giornata. Ma l'attenzione del vescovo era a tutto tondo, anche per l'educazione e la cura dei piccoli. Come era preoccupato di difendere e sostenere la Fism, la federazione delle scuole materne cattoliche, tanto da dichiararsi pronto ad offrire il suo aiuto concreto, se fosse stato necessario, per un contenzioso sorto in regione. Visitava spessissimo le scuole materne con un occhio di riguardo non solo alle maestre, ma anche ai piccoli, in mezzo ai quali stava tanto volentieri a scherzare durante la tradizionale festa diocesana della Fism a maggio, in piazza del duomo. E la nostra amicizia, che era pure diventata un amicizia di famiglia, è continuata anche dopo le sue dimissioni per raggiunti limite di età, con frequenti visite dove si era ritirato, prima al monastero di san Giovanni a Parma, poi alla casa del clero a Montecchio. Gli incontri finivano sempre con l'invito a porsi nelle mani di Dio.
Ed è questa la lezione di fiducia e di confidenza in Dio che ci ha lasciato e di cui proprio oggi, a causa del particolare momento che viviamo, abbiamo tanto bisogno.
Maria Chesi