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La relazione presentata al Vescovo

Lunedì 11 marzo 2013

L'AC ha incontrato il Vescovo Massimo!

Il 1° incontro del Consiglio Diocesano
con S.E. Mons. Massimo Camisasca




È stato un incontro veramente positivo e cordiale quello che si è svolto lunedì scorso fra il Consiglio Diocesano di AC e il Vescovo Massimo, che ha fatto il grande piacere di venirci a trovare presso la nostra sede di via Prevostura, anche perché forse in Vescovado non ci saremmo stati tutti visto che eravamo una trentina!

Nella prima parte il Vescovo ci ha attentamente ascoltato mentre ci presentavamo, sia attraverso l’esposizione dei programmi delle varie articolazioni, ma soprattutto cercando di trasmettere lo spirito, la missione e l’entusiasmo che ci anima e la piena disponibilità alla collaborazione e servizio alla Diocesi.

Nella seconda parte mons. Massimo ci ha risposto definendo l’incontro “un aperitivo di conoscenza” che sicuramente avrà altre occasioni per ripetersi, tratteggiando poi una breve ma precisa storia di come l’AC ha saputo affrontare le varie epoche storiche dando sempre il suo contributo fondamentale per la costruzione della comunità dei credenti.

Dalla sua nascita avvenuta appena dopo la fine del potere temporale della Chiesa (unità d’Italia), in cui è stata fermento per il formarsi dell’associazionismo cattolico, passando poi attraverso la contrapposizione al fascismo, il periodo della II guerra mondiale in cui si è formata la classe politica che poi avrebbe guidato la ricostruzione, fino al periodo del Concilio e la sua attuazione: in tutte queste epoche l’AC ha saputo ripensarsi continuamente in ragione della storia d’Italia e della Chiesa.

Il momento che si sta vivendo ora e che si può definire del post-Concilio è, dopo il suo periodo di presidenza dei giovani dell’AC di Milano, quella in cui il Vescovo Massimo ha seguito percorsi differenti dall’AC ed è da lui conosciuta meno.

“Oggi”, ha dichiarato il Vescovo, “ho ascoltato attraverso di voi questa nuova stagione dell’AC e cosa vi ho colto? Forse non saranno gli aspetti più importanti ma ciò che mi ha colpito dei vostri interventi è la passione, che è una caratteristica importante della vocazione cristiana. Passione vuole dire essere stati feriti e cambiati da un incontro che si sente decisivo per la propria vita e quindi avere il desiderio di comunicarlo. Questo essere “innamorati” della Chiesa e di Cristo è una caratteristica importante della vita cristiana, le persone colgono se noi siamo semplicemente dei trasmettitori quasi professionali di un messaggio o invece siamo persone che sono state cambiate da un incontro. Una parola che ho colto è formazione che vuol dire entrare sempre di più in questo incontro con Cristo e in questo amore per la Chiesa; che si sente essere non qualcosa che ci estranea dalla vita ma, all’opposto, ci colloca nel cuore della vita e dà una nuova dimensione, fuoco, energia, luce alle nostre responsabilità di genitori, educatori, professionisti, lavoratori, madri di famiglia, ecc..

La seconda parola che mi ha colpito è la parola protagonismo, protagonismo dei laici, cioè l’ecclesiologia del Concilio: la scoperta che ciascuno in ragione del proprio battesimo ha un dono particolare nella costruzione della Chiesa, e quindi la scoperta del proprio dono della propria responsabilità. Non siamo chiamati ad assistere a qualcosa che fanno altri ma siamo chiamati a costruire qualcosa assieme agli altri o, per meglio dire, ad essere insieme agli altri costruiti da Cristo in un unico corpo di cui noi siamo attori e non semplicemente spettatori.

Ecco quindi l’altra parola che è corresponsabilità: l’AC ha questa sua funzione di “ponte” fra i parroci e sacerdoti e tutto il popolo di Dio. In questo ministero ha appunto un compito particolare: quello di essere attore della comunione, lavorare per l’unità, che non vuol dire scomparire ma mettere in evidenza che realmente in Cristo siamo una cosa sola.

Attori anche di conoscenza della vita della Chiesa: sarebbe una iniziativa altamente importante far conoscere la Dottrina Sociale della Chiesa, così come nelle vostre intenzioni.

Tante volte, con mio piacere, avete parlato di servizio al Vescovo e di servizio alla Diocesi e per questo penso che il servizio più grande che potete fare è essere voi stessi, cioè svolgere dentro alla Chiesa quel compito che la Chiesa stessa vi ha affidato e che avete descritto con queste 4 parole: interiorità, ecclesialità, fraternità e responsabilità (i 4 pilastri del Progetto formativo).

Mi rallegro per ciò che fate per i piccoli, per i ragazzi, penso che il segno maggiore di vitalità dell’AC in questi decenni sia stata proprio l’ACR, cioè la capacità di incontrare le nuove generazioni e di parlare loro di Cristo, di far percepire loro il valore comunitario della realtà ecclesiale anche semplicemente attraverso il gioco.

Spero quindi di potervi incontrare ancora con la raccomandazione di non lasciarci condizionare troppo dai numeri (i dati delle adesioni - ndr) ma avere a cuore la verità di quello che viviamo: se quello che viviamo in noi si realizza davvero come esperienza di incontro con Cristo e si comunica agli uomini allora noi daremo il nostro contributo, cioè faremo qualcosa di grande proprio perché sentiamo di aver incontrato qualcosa di grande, che rende grandi anche i cuori degli uomini che ci incontrano. Se questo accade allora è possibile che anche i numeri crescano!”


Azione Cattolica Italiana - Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla - Atto normativo

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