Le gioie vere, da quelle piccole di ogni giorno alle grandi di tutta la nostra vita, hanno la loro radice in Dio che è “comunione di amore eterno”, gioia infinita che si espande in quelli che egli ama e che lo amano.
“Siate lieti nel Signore sempre”: da questa esortazione (di San Paolo ai Filippesi) è partita la parola di monsignor Simone Giusti, vescovo di Livorno, ai 140 partecipanti agli esercizi annuali dell’Azione Cattolica per coppie di fidanzati e famiglie.
E davvero, nell’ormai tradizionale cornice della casa Regina Mundi di Calambrone, scelta già da qualche anno per consentire al Vescovo di essere nello stesso tempo con noi e al servizio della sua diocesi, dalla sera di venerdì 9 alla domenica 11 novembre abbiamo pregato, riflettuto e ringraziato il Signore per il dono della sua paternità e per le parole incoraggianti che abbiamo ascoltato.
Parole che indicavano, a tutti noi quale cammino percorrere.
Un cammino, certo, impegnativo, ma anche affascinante, perché, come ha detto il Vescovo Simone, “la Chiesa ha la vocazione a portare nel mondo la gioia, una gioia autentica e duratura, quella che gli angeli hanno annunciato ai pastori di Betlemme nella notte della nascita di Gesù”.
Abbiamo infatti bisogno, tutti, giovani e meno giovani, di ascoltare il messaggio cristiano, messaggio di gioia e speranza.
E così dobbiamo vivere “anche per essere messaggeri tra coloro che ci circondano”.
“Il nostro cuore è fatto per la gioia”, ha insistito monsignor Giusti, “una gioia che deve dare il sapore all’esistenza, e tutti i giorni siamo chiamati a cogliere le mille possibilità di gioia”: le belle esperienze in famiglia, la soddisfazione di un lavoro portato a termine, la considerazione - perché no? - dei propri talenti, la percezione di fare qualcosa di buono per gli altri, ma anche il piacere di allargare gli orizzonti alla conoscenza ecc...
D’altra parte, però, affrontiamo ogni giorno anche tante difficoltà, tanto da chiederci se la gioia che desideriamo non risulti una illusione o una sorta di fuga dalla realtà. Ma dice Sant’Agostino: “O Signore, tu ci hai creati per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”.
Allora il segreto è svelato: le gioie vere, da quelle piccole di ogni giorno alle grandi di tutta la nostra vita, hanno la loro radice in Dio che è “comunione di amore eterno”, gioia infinita che si espande in quelli che egli ama e che lo amano.
Noi troviamo questo amore in Gesù e in tutti gli avvenimenti che segnano gli inizi della vita di Gesù: il “rallegrati” che l’Angelo annunzia a Maria, futura madre del Salvatore; la gioia che provano i pastori e i Magi di fronte alla capanna di Betlemme; fino all’ora della passione: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
Alla “declinazione” dei passi evangelici è poi seguito il suggerimento su come ricevere e conservare il dono della gioia profonda: cercare la presenza del Signore, imparare a leggere e meditare la Sacra Scrittura.
Allora, di fronte ad una futura, o già compiuta, scelta di vita familiare, amare significa costanza, fedeltà negli impegni.
Come? Seguendo i comandamenti, affrontando con serenità le prove (con riferimento illuminante alla vita del beato Piergiorgio Frassati, che nella sua pur breve esistenza aveva sperimentato tante prove, tra cui una che riguardava la sua vita sentimentale…). E poi ancora l’invito, sempre da parte di monsignor Simone, alla perseveranza: continuità e fervore, due dimensioni che tendono sempre ad escludersi, ma l’una e l’altra sono dono dello spirito; in lui e per mezzo di lui l’una fa appello all’altra ed insieme si armonizzano.
Così siamo allora tornati dal “Tabor” nel mondo, con la consapevolezza che bisogna difendere e proteggere il cuore e che possiamo essere “imitatori del Signore, accogliendo la parola con la gioia dello Spirito Santo, anche in mezzo ad una grande tribolazione” (Prima lettera ai Tessalonicesi 1, 6).
Maria Chesi