Il campo di quest’anno è stata una vera e propria rivoluzione; non a caso il tema centrale che ci ha accompagnato era proprio questo, la rivoluzione, affiancato alla figura dell’apostolo Pietro. Siamo andati fino a Peschiera del Garda in bicicletta facendo tappa per una notte a Rivalta sul Mincio. Siamo partiti da Gualtieri super carichi con le nostre bici e nel primo pomeriggio siamo arrivati alla nostra prima destinazione. In questo primo giorno abbiamo approfondito il tema dell’azzardo, della capacità di mettersi in gioco, del partire proprio come ha fatto Pietro quando ha deciso di seguire Gesù.
Con questo spirito anche noi abbiamo iniziato il nostro cammino, con i nostri bagagli pieni di sogni e paure, idee e ferite, talenti e vocazioni, sentendoci sempre più vicini come in una famiglia.
Il secondo giorno siamo risaliti in sella e ci siamo diretti verso la nostra meta: Peschiera sul Garda. Non è sempre stato facile ma lungo il percorso abbiamo potuto conoscere e legare con coloro che sarebbero diventati veri e propri compagni di viaggio.
In questa giornata abbiamo affrontato il dilemma della paura, che attanaglia il cuore e che ci può impedire di avanzare. È la paura dell’ignoto, la paura dell’abbandonare una vita comoda e tranquilla per gettarsi in un percorso che la rivoluzioni del tutto. L’immagine di Pietro, che risponde alla chiamata di Gesù camminando sulle acque, è un esempio di coraggio, che ci ricorda come in questo cammino non siamo soli, altrimenti sprofonderemmo a causa della paura, ma abbiamo al nostro fianco il Signore che, in questi momenti di incertezza, tende verso di noi la mano e ci esorta: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. Per camminare col Signore dobbiamo quindi imparare da Pietro ad avere il coraggio di mettere in gioco la nostra vita, di lasciare la sicurezza della barca per camminare sul mare in tempesta, ma anche ad essere pronti ad urlare: “Signore, salvami!”.
Il terzo giorno abbiamo potuto conoscere una scelta fuori dall’ordinario capace di rivoluzionare le vite di chi l’abbraccia: la vocazione come suore di clausura. Per farlo ci siamo recati a Verona per parlare con due Sorelle che hanno compiuto questa scelta. Ci hanno illustrato le loro motivazioni, i sogni, le paure e le rinunce che hanno accettato per seguire il rivoluzionario progetto di vita a cui si erano sentite chiamate. Hanno trovato nella monacazione di clausura la soluzione perfetta per essere d’aiuto a tutta l’umanità grazie alla loro instancabile preghiera. Per loro rivoluzione significa comprendere che non tutto può essere deciso dal singolo ma alcune volte è necessario affidarsi agli altri e a Dio. Loro, come Pietro, hanno scelto di affidarsi al Signore, farsi aiutare nei momenti di difficoltà e stravolgere la loro vita, grazie alla forza che il Signore dava loro ogni giorno. L’incontro ha colpito tutti, la testimonianza è stata un vero esempio di rivoluzione, e abbiamo capito che ognuno ha la propria; per questo ci ha spronato a cercare anche noi la nostra strada.
Venerdì è stata una giornata molto bella; alla mattina abbiamo fatto un giro in barca a vela sul lago e la sera abbiamo avuto la possibilità di affrontare un momento di deserto, ossia di riflessione personale e successiva condivisione nei gruppi, seguendo gli spunti e le provocazioni che ogni mattina e ogni sera don Gionatan, il nostro assistente giovanissimi, ci donava. Il Vangelo di quel giorno raccontava di Pietro che rinnega tre volte Gesù. Nel trambusto di quella notte Pietro si sarà chiesto più volte: “Ma chi me l’ha fatto fare?”, perdendo la sua fiducia nel Maestro, tanto da negare di conoscerlo. Ed è così che cadono le aspettative. Rivoluzione non fa rima con convenienza: è difficile rimanere accanto all’altro anche quando le nostre aspettative vengono deluse.
Eppure, c’è chi ancora sceglie di essere rivoluzionario. Noi, gruppo ACGiovanissimi, l’abbiamo sperimentato grazie a questa esperienza, ma anche grazie alla bellissima testimonianza di due nostri educatori, Damiano e Francesca, che hanno deciso di sposarsi, hanno scelto di stare uno accanto all’altra in ogni momento che la vita riserverà loro, anche quelli più difficili, e che ci hanno raggiunti qualche giorno dopo le nozze. Per questo la sera abbiamo ringraziato ma anche festeggiato tutti insieme con una serata di gala a tema matrimonio.
Il sabato siamo ripartiti e dopo aver forato fin troppe camere d’aria siamo arrivati a Mantova, dove abbiamo visitato la meravigliosa Basilica di Sant’Andrea e l’importante reliquia che custodisce. “Quale amore mi rende rivoluzionario e quindi fonda la mia identità?”: questa è la domanda che ci è stata lasciata quel giorno. Pietro aveva capito che era l’amore di Dio a rendere piena la sua vita, così anche noi abbiamo capito che la fede è una delle nostre rivoluzioni, da crescere e curare, perché sembra strano ma è la verità! Più ti leghi a Gesù, più tutto diventa più semplice e bello!
L’ultima sera si è conclusa con un momento molto bello, tutti insieme attorno al falò, dove ognuno ha ringraziato il Signore per qualcosa, un gesto, un momento vissuto durante la settimana. La mattina seguente ci aspettava l’ultima grande sfida, arrivare in Duomo in centro a Reggio Emilia. E dopo circa 75 km siamo arrivati! Abbiamo celebrato la Messa e cantando “...per tutto il tuo viaggio sarò con te...”, abbiamo concluso il nostro rivoluzionario campo itinerante.
Benedetta Giusti, Ester Chiessi, Filippo Campanini, Matteo Sidoli, Margherita Brignoli