Si è tenuta lunedì 21 dicembre la tradizionale veglia di Natale dei giovani, organizzata come ogni anno dai giovani di Azione Cattolica. Ancora una volta, la nostra bellissima Cattedrale ne è stata la culla, impreziosita dalla Porta Santa della Misericordia appena aperta. Il tema della serata “Ora i miei occhi ti vedono” era preso dal libro che racconta la storia di un personaggio con una storia molto travagliata: Giobbe.
Sembra strano tirare fuori una vicenda come la sua, a pochi giorni dal Natale… eppure, tra tutte le tracce che i giovani di Ac hanno vagliato e discusso al tavolo di preparazione, la sua è stata quella più convincente. Perché, diciamocelo, ognuno di noi si sente un po’ Giobbe almeno una volta al giorno. Uno a cui un tempo andava tutto bene ed aveva il compiacimento del suo Dio… e a cui adesso va tutto male, sempre peggio, e il Creatore sembra essersi scordato di lui. In queste condizioni, quando le difficoltà hanno il sopravvento sulla quotidianità, come si fa a lodare Dio? Dove lo si può ancora trovare? Dove contemplare la sua ri-nascita?
E così, un Giobbe moderno ha dato il via alla serata, mostrando le vicende di un giovane universitario con una vita regolare e ricca di soddisfazioni in vari ambiti (fidanzata, studi, basket…). Ma Satana, si sa, ci mette lo zampino e così, avuto il permesso da Dio, comincia a farlo fallire sempre di più. A questo punto Giobbe Jr rivolge la sua preghiera di lamento e supplica al Signore… e così è stato, in un susseguirsi di invocazioni a cui tutti i presenti potevano prendere parte simbolicamente accendendo il proprio lumino nel momento in cui si sentivano coinvolti. Un serpentone luminoso ha così attraversato tutta la Cattedrale fino ad arrivare in cripta, punto di arrivo della preghiera di ricerca. Qui i giovani si sono trovati davanti alla natività, qui Giobbe ha colto il vero volto di Dio ed ha ammesso: “Io ti vedevo solo nei miei successi, ora capisco che tu non sei solo nelle ricchezze ma anche nella precarietà. Sei nato dove non pensavo fosse possibile… ora i miei occhi ti vedono!”.
Sono state poi le Beatitudini a guidare l’adorazione in cripta: attraverso quelle del Vangelo e quelle scritte dai giovani dell’Acg abbiamo riflettuto su un nuovo stile di vita, quello che invita a trovare la felicità anche nell’apparente mancanza o povertà. Con le testimonianze di Chiara Corbella, di una profuga siriana, di Kirk Kilgour… abbiamo contemplato vite beate di chi ha trovato tutto nel suo poco. A ogni giovane è stato chiesto quindi di scrivere la propria Beatitudine personale e di attaccarla sul cielo del Presepe, arricchito così di stelle di rinnovata speranza.
Non si poteva concludere la veglia se non passando sotto quella Porta Santa che ci ricorda che la crepa della nostra povertà può far entrare la luce della Misericordia di Dio. Luce che ci permette di risplendere e di trasformare la nostra vita nella “centesima stella” (sulla Porta Santa ce ne sono 99).
In fondo, come ha ricordato l’assistente don Francesco Avanzi nelle battute finali ai tanti giovani presenti, “scommettere sullo stile delle Beatitudini è impossibile… o è in fondo semplice!”. Semplice come un foglietto a forma di stella, quello portato a casa da ognuno alla fine della serata, con un piccolo segreto regalato da un altro giovane: come vedere Gesù nascere di nuovo, dove non l’avresti mai detto. Come potersi stupire, giorno dopo giorno, di trovarsi a dire ancora: “Ora i miei occhi ti vedono!”.
Alla fine di questa serata così speciale, desideravamo condividere la gioia dell’aver sperimentato questa esperienza di formazione di “giovani per i giovani”. Una ventina di universitari si sono messi in gioco per primi durante gli incontri mensili di formazione e il ritiro di Avvento, per poi donare agli altri quanto scoperto. Una bella testimonianza che i giovani hanno tanto da dire e lo sanno fare con il loro linguaggio, così prossimo a chi è in ricerca, a chi non si accontenta dei catechismi.
Ringraziamo questi ragazzi per aver messo a disposizione i propri talenti e le proprie idee e per aver permesso ad altri giovani di stare bene con il Signore. In fondo, c’è beatitudine più grande di questa?
Elena Oleari