venerdì, 3 maggio 2024
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XVIII Assemblea elettiva 2024 - sabato 3 febbraio 2024

Dalla relazione della prof.ssa Alessandra Augelli

«Testimoni di tutte le cose da lui compiute»



1. PERSONE E COMUNITÁ: la centralità della vita e lo «stare nel popolo»

Dal Progetto formativo di AC

“L’AC vive la sua missione nella semplicità della vita di ogni giorno. Non sempre è facile restare ancorati ad un’esistenza che a volte è faticosa, piena di tensioni e di domande. Sono «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi», da assumere nella loro concretezza se non si vuole vivere con rassegnazione o con indifferenza. Sentiamo l’esigenza di proporre il valore di una vita cristiana incarnata, legata a tutte quelle esperienze che costituiscono il tessuto naturale di un cammino cristiano: la famiglia, il lavoro, le relazioni interpersonali e sociali. Siamo consapevoli che le difficoltà possono spingere a ridurre la fede a luogo della tranquillità. L’esperienza formativa deve mirare invece a far maturare una fede che è tutt’uno con la vita, una fede di cui gustare la bellezza dentro e attraverso l’esistenza umana, in tutte le sue pieghe. Un’esistenza che a sua volta si abbevera alla sorgente della fede, e che si nutre di una vita spirituale sorgiva. (…) Saper parlare di amore, di famiglia, di dolore, di lavoro, di morte, di affari, di denaro con il linguaggio comune, ponendo la fede in maniera forte e nuova in dialogo con l’esistenza di oggi”.

«L’Azione Cattolica non può stare lontano dal popolo, ma viene dal popolo e deve stare in mezzo al popolo. Voglio un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita. È in questi nuovi areopaghi che si prendono decisioni e si costruisce la cultura.(…) È necessario che l’Azione Cattolica sia presente nel mondo politico, imprenditoriale, professionale, ma non perché ci si creda cristiani perfetti e formati, ma per servire meglio.

È indispensabile che l’Azione Cattolica sia presente nelle carceri, negli ospedali, nelle strade, nelle baraccopoli, nelle fabbriche. Se così non sarà, sarà un’istituzione di esclusivisti che non dicono nulla a nessuno, neppure alla stessa Chiesa (…).

Per poter seguire questo cammino è bene fare un bagno di popolo. Condividere la vita della gente e imparare a scoprire quali sono i suoi interessi e le sue ricerche, quali sono i suoi aneliti e le sue ferite più profonde; e di che cosa ha bisogno da noi. Ciò è fondamentale per non cadere nella sterilità di dare risposte a domande che nessuno si fa. I modi di evangelizzare si possono pensare da una scrivania, ma solo dopo essere stati in mezzo al popolo e non al contrario. Vai, cammina, tieni contatti concreti, dopo sì, siediti alla scrivania e fai il piano pastorale, così può andare bene…».

(Papa Francesco, Discorso ai partecipanti del FIAC, Forum Internazionale Azione Cattolica, 2017)

2. COMUNIONE E RESPONSABILITÁ: questione di «stile»

Dal progetto formativo di AC

“Tanti sono ancora convinti che gli impegni della vita cristiana si giocano nelle “cose di Chiesa”, oppure che la fede serve a rispondere ai bisogni personali, senza porsi in rapporto con la vita degli altri e con le loro domande. Occorre dunque la formazione a una vita cristiana missionaria nel mondo attraverso le parole della vita. (…) Il carisma dell’AC è quello di laici dedicati, in modo stabile e organico alla missione della Chiesa nella sua globalità. Dedicati: un termine intenso, che dice legame spirituale e insieme affettivo; dice impegno concreto; dice di un servizio che nasce dall’amore e si alimenta di corresponsabilità, con cuore di figli”.

3. FORMAZIONE E CULTURA: il senso della «missione» odierna

Vi siete proposti un’Azione Cattolica in uscita, e questo è un bene perché vi situa sul vostro asse. Uscita significa apertura, generosità, incontro con la realtà al di là delle quattro mura dell’istituzione e delle parrocchie. Ciò significa rinunciare a controllare troppo le cose e a programmare i risultati.

È questa libertà, che è frutto dello Spirito Santo, che vi farà crescere. (…)

È una sfida alla maternità ecclesiale dell’Azione Cattolica; ricevere tutti e accompagnarli nel cammino della vita con le croci che portano sulle spalle.

Tutti possono partecipare a partire da ciò che hanno e con quel che possono.

Per questo popolo concreto ci si forma. Con questo e per questo popolo concreto si prega. (…) Snellire i modi d’inserimento. Non siate dogane. Non potete essere più restrittivi della stessa Chiesa né più papisti del Papa. Aprite le porte, non fate esami di perfezione cristiana perché così facendo promuoverete un fariseismo ipocrita. C’è bisogno di misericordia attiva. (…) Non clericalizzate il laicato! È una tentazione molto grande. Che l’aspirazione dei vostri membri non sia di far parte del sinedrio delle parrocchie che circonda il parroco ma la passione per il regno.

Il progetto evangelizzatore dell’Azione Cattolica deve compiere i seguenti passi: primerear, cioè prendere l’iniziativa, partecipare, accompagnare, fruttificare e festeggiare.

(Papa Francesco, Discorso ai partecipanti del FIAC, Forum Internazionale Azione Cattolica, 2017)

4. SPIRITUALITÁ E SINODALITÁ: esercizi di “tensione”

“Una Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In effetti, quello sinodale – ha puntualizzato Francesco – non è tanto un piano da programmare e da realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare”.

“In questo senso la vostra associazione costituisce una ‘palestra’ di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo”.

(Discorso di Papa Francesco all’AC, 2021).


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