Era febbraio 2020 quando, un paio di settimane prima dell’ormai noto lockdown, si svolgevano le elezioni per il nuovo consiglio diocesano di Azione Cattolica per il prossimo triennio 2020-2023. Sono passati diversi mesi, abbiamo attraversato scenari che non avremmo mai immaginato ma siamo comunque qui, pronti a camminare in qualunque modo ci sia possibile. Per partire con il piede giusto, come nuovo Consiglio Diocesano abbiamo chiesto di incontrare il nostro Pastore, primo riferimento del cammino all’interno della Chiesa. Abbiamo voluto cercare un momento di dialogo, condividendo prima di tutto l’esperienza che abbiamo maturato in tanti anni di incontri, relazioni, attività fraterne ed ecclesiali. Raccontare chi siamo non attraverso slogan o frasi belle ma pericolose, portando al Vescovo gli slanci e le domande di chi ha scelto di crescere con noi nello spirito dell’Azione Cattolica. Abbiamo poi desiderato metterci in ascolto di mons. Camisasca chiedendo a lui di darci alcuni spunti di lavoro, orizzonti a cui tendere nel modulare l’azione pastorale; accettando anche provocazioni e domande, nella consapevolezza che ogni scambio fraterno e sincero può portare frutto.
Con i nostri umili mezzi, con i percorsi e la rete di relazioni che in questi anni e in futuro – a Dio piacendo – ci verranno donati, desidereremmo stare dentro la storia, dentro la vita delle Comunità del nostro territorio, dentro la vita delle persone. Accompagnare le persone a Cristo in un cammino che guarda Verso l'Alto, alla santità. Sì, lo sappiamo che sembrano parole altisonanti e pretenziose. Ma è questo forse il segreto dell’Azione Cattolica: la passione per la Chiesa, nata dallo slancio di due giovani e ancora non appassita. Il desiderio di esserci, da protagonisti, scegliendo il percorso all’interno della diocesi, non perché imposto dall’alto, ma perché si scopre una bellezza più grande. La bellezza di fare parte di una rete di fratelli, dove conoscere meglio anche se stessi, oltre agli orizzonti del solito “orticello”. Passione che è anche formazione, che è una forma di carità targata A.C.: la “carità delle idee”, nello sbriciolare l’insegnamento cristiano nei diversi ambiti quotidiani, “perché sia formato Cristo in voi”. Passione per la Chiesa perchè respiriamo il suo spirito giovane attraverso gli eventi diocesani e nazionali, le encicliche del Papa, gli incontri con il Vescovo, la vita dei tanti testimoni di ieri e di oggi che ci hanno indicato lo stile di una vita bella e piena. La passione per le sfide, come quella di non lasciare nessuno da solo: non i giovani adulti, spesso fuori da ogni raggio pastorale, non le giovani famiglie alle prese con i primi anni di matrimonio, non i fratelli più grandi della “terza età” alle prese con tante domande di scambio intergenerazionale.
L'Azione Cattolica, ancora una volta, vuole mettere questa passione a servizio del Vescovo e della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla, tracciando insieme percorsi associativi che siano frutto di ascolto e corresponsabilità, mettendo anzitutto al centro Cristo.
Presidenza Diocesana di Azione Cattolica
Che attraverso l’Azione Cattolica sia possibile far scoprire alle persone la Chiesa come sacramento di Cristo e come promessa per tutta l’umanità, non è un compito da poco. Anzi è il compito più alto: se non si arriva all’evento ecclesiale, cioè se non si scopre che la Chiesa è il mondo convertito a Cristo, se non si scopre, dunque, l’evento sacramentale della Chiesa, non si è veramente cristiani. Affermare, come avete fatto, che la Chiesa non è “vecchia”, è molto importante, ma occorre saper rendere ragione di questo: perché non è vecchia questa Chiesa che a tutti appare assolutamente tale? La Chiesa non è vecchia non perché noi, che siamo giovani, ne facciamo parte, ma perché è generata continuamente dallo Spirito che aggrega sempre nuovi figli. L’amore per la Chiesa genera un’esperienza ecclesiale e porta a scoprire in ogni sua comunità le dimensioni permanenti della Chiesa universale: l’unità, la santità, la cattolicità, l’apostolicità.
Questo è quello occorre intendere quando si parla di diocesanità.
Questa maturità non è mai compiuta se non arriva ad essere un giudizio sul tempo presente, un giudizio certamente riformabile, provvisorio, ma un giudizio necessario, tanto più che oggi è quasi assente in molti cristiani.
Non si tratta di ingaggiare battaglie, ma di essere consapevoli del tempo in cui si vive. Non siamo la retroguardia della storia. È in atto una rivoluzione antropologica gigantesca e dobbiamo prenderne coscienza. Siccome l’uomo è un essere razionale, approfondire la fede vuol dire scoprirne sempre di più la sua ragionevolezza. I cristiani sono uomini come gli altri e più degli altri perché hanno trovato in Cristo una realizzazione della loro umanità più grande e quindi devono essere in grado di dire le ragioni di questo. Capisco che tutto ciò oggi non sia facile. Si tratta di aiutare le persone a scoprire qual è la fonte della loro gioia.
Penso che occorra cominciare con le giovani famiglie e con i giovani. Lasciamo da parte i lamenti, gli sguardi rivolti all’indietro, e costruiamo fiduciosamente partendo proprio dall’amore a Cristo e alla sua Chiesa,
partendo dalla bellezza e dalla grandezza di ciò che abbiamo scoperto, dalle dimensioni nuove del cuore che Cristo ha portato nell’uomo, senza mai piegarci al mondo e alle sue logiche.
Come incontrare i giovani-adulti? Con una proposta cristiana, senza settorializzare: il cristiano non è né un “patito della preghiera”, né un “patito del futuro”, né un “patito del sociale”. Il cristiano è uno che ha scoperto in Cristo tutto e per questo studia e si interessa della cultura, per questo sente i poveri come parte della sua persona. Ogni settorializzazione del Cristianesimo lo riduce. In questi ultimi trenta, quarant’anni, l’associazionismo – e non mi riferisco solo a voi – si è occupato molto del come e pochissimo del chi. Come comunichiamo? Come possiamo parlare? Si sono spese enormi energie nell’organizzazione di convegni e ricerche sociologiche, psicologiche, eccetera.
Non metto in discussione l’importanza anche di questi aiuti, ma occorre tener presente che essi sono aiuti ordinati a uno scopo centrale, che non è come parlare ma di chi parlare. Lo scopo è comunicare Cristo, è la passione per Cristo e per le persone.
Uno scopo fondamentale dell’Azione Cattolica è far conoscere Cristo come si conosce un vivente, lasciandosi penetrare dalla sua personalità e, attraverso la sua umanità, dalla sua divinità. “Voglio dare al mondo risposte da credente”, mi avete detto, cioè non le risposte del mondo, non le mie risposte, ma le risposte che Cristo mi fa sperimentare nel rapporto con Lui.
Ciò è fondamentale per l’evangelizzazione. Se io non imparo da Cristo il giudizio sul mondo, come posso seguirlo?
Spero che l’Azione Cattolica possa tornare ad essere un segno luminoso nella nostra Chiesa. Lo sarà se essa sarà luminosa nelle vostre vite. Non dimenticate mai che nessuna organizzazione può supplire alla conversione personale. Se Cristo non è luminoso per me, io posso pure organizzare ottimi incontri, gite, corsi ed esercizi, ma non comunicherò niente.
+ Massimo Camisasca