Suor Giuliana Galli è una brianzola classe 1935. È persona molto conosciuta nella città di Torino, dove al Cottolengo ha guidato per una vita le volontarie. Con la dottoressa Francesca Vallarino Gancia, fondatrice di "Mamre", si occupa di integrazione, assistenza psicologica, ricerca e formazione per i problemi legati all'immigrazione.
A 23 anni si fece suora, dopo aver visitato il Cottolengo e aver detto a se stessa che non ci sarebbe mai più tornata: invece vi passò il resto della vita.
Nel 2008 il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, le propose di entrare nel Consiglio di indirizzo della più importante fondazione bancaria italiana, la San Paolo.
Nel 2011 viene nominata vice-presidente. Attualemte siede di nuovo nel Consiglio di indirizzo della Fondazione con particolare attenzione alle politiche sociali.
«Consideravo il denaro - dice suor Giuliana - come lo sterco del demonio, con il tempo ho capito che il denaro può anche essere speso a fin di bene».
Laureata in sociologia, un master in scienze del comportamento a Miami, ha alle spalle anche lunghi soggiorni negli Usa, in america latina, Africa e India.
Una sede prestigiosa, la Sala Tricolore dell’Hotel Mercure Astoria di Reggio Emilia, per un trittico sulla Dottrina sociale della Chiesa che l’Azione Cattolica propone, aperto a tutti - in parallelo alla “scuola” del Progetto Policoro per i più giovani - in collaborazione con l’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del Lavoro e in continuità con l’affollato incontro del 7 maggio 2013 con il presidente nazionale Franco Miano all’Università cittadina.
Lo scopo è lo stesso: risvegliare la passione per il bene comune e la cittadinanza attiva ma non sbraitata in un’epoca di crisi e di individualismi esasperati, documenti della Chiesa alla mano.
Questa volta, però, il taglio dato al ciclo di serate è economico. Nel primo appuntamento del 6 febbraio, a parlare di “Economia, Poveri e Vangelo” si presenta suor Giuliana Galli da Torino, che più di un giornalista ha superficialmente chiamato “Sorella banca” per il fatto che nel 2008 Sergio Chiamparino l’ha voluta nel Consiglio di amministrazione della più importante fondazione bancaria italiana, la Compagnia di San Paolo, Compagnia che due anni dopo l’ha nominata vicepresidente con speciale “delega” alle politiche sociali.
Attualmente suor Giuliana - al secolo Angelina, da Meda, in Brianza - è membro del Consiglio di indirizzo. Ma, per l’appunto, l’incarico nella fondazione bancaria non esprime tutta la ricchezza di questa personalità esuberante.
Voce da ragazzina in barba all’età (è del 1935), piglio deciso e brio da vendere, suor Giuliana prende i voti ventitreenne nella Congregazione delle Suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Dopo una laurea in Sociologia e un master in Scienza del comportamento a Miami, si ferma negli Stati Uniti per tredici anni a lavorare accanto ai minori handicappati mentali.
Tornata a Torino, coordina per trent’anni i volontari della Piccola Casa della Divina Provvidenza- Cottolengo, che accoglie più di duemila portatori di handicap sensoriali, mentali e fisici, insieme ad anziani, barboni, minori e madri in difficoltà. Dirige con doti manageriali oltre 1.200 volontari laici. Non solo: nel 2001, in compagnia di Francesca Vallarino Gancia, dà vita a “Mamre” , una onlus che lavora nel campo dell’etnopsichiatria e svolge attività di sostegno psicologico per l’integrazione degli immigrati.
La serata reggiana, aperta e chiusa dal presidente diocesano di AC Alberto Saccani, incontra la risposta di un pubblico numeroso, che non mancherà di intervenire per formulare alla religiosa una batteria di domande in più rispetto a quelle poste dal tavolo. E se anche non ha una ricetta per qualcuna delle questioni più tecniche, dagli ultimi provvedimenti in materia creditizia ai costi del lavoro interinale, tuttavia suor Giuliana ha sempre pronta un’illuminante pillola di Vangelo da condividere.
Una cosa risulta subito ben chiara, ascoltandola: non si può costruire il bene comune, così come un aiuto efficace ai nuovi poveri, senza guardare in faccia le persone che si hanno dinanzi e tenere presente che “il cuore umano è un crinale” sempre in bilico tra il male e il bene. Per questo, nell’azione di tutti i battezzati, serve “una profezia locale e quotidiana” capace di suscitare azioni di fraternità. Ecco che, per “fare” qualcosa, prima o poi viene al pettine il nodo economico, cioè l’uso del denaro. La moneta è al tempo stesso “perla preziosa” e “sterco del diavolo”, ma nel pensiero di suor Galli va visto come un compagno di viaggio, ossia uno strumento: l’importante è non farsene assoggettare, e qui viene il difficile.
La bussola, ancora una volta, sta nel Vangelo. Gesù più volte ha parlato di beni e ricchezze, ma sempre in rapporto a qualcosa o a qualcuno. “Il Signore non loda il denaro in sé, ma la virtù, la motivazione che accompagna chi lo gestisce”, sostiene suor Giuliana. Così il denaro diventa il mezzo utile con cui il Samaritano soccorre, oltre che con le parole di conforto, il viandante picchiato e abbandonato: paga di tasca propria. O ancora, in altre famose pagine della Scrittura Gesù elogia coloro che hanno saputo “investire” i talenti ricevuti o la vedova che con fede getta nel tesoro del tempio tutto ciò che possiede.
Lo stesso Maestro, nell’episodio della Maddalena che spreca unguenti profumati (ed è sgridata da Giuda, l’economo dei dodici, perché la cifra equivalente si sarebbe potuta dare in elemosina ai poveri), consente l’esagerazione quando la molla del singolare comportamento è la carità. Mentre si mostra molto severo con chi utilizza i soldi per vivere nella dissolutezza e in spregio di chi non ha di che sostentarsi: l’esempio, arcinoto ma sempre attuale, è quello del ricco Epulone e del povero Lazzaro.
La logica evangelica del dono farebbe un gran bene anche alla macroeconomia, come l’enciclica Caritas in veritate mette magistralmente in evidenza, ma il mercato continua a preferire la legge del più forte. E questo sopruso quotidiano ha un conto salato: non solo la “globalizzazione dell’indifferenza” e le guerre tra poveri, ma anche l’allargamento della forbice tra élite abbienti e masse sull’orlo del baratro, fenomeno quest’ultimo che non riguarda più soltanto i Paesi in via di sviluppo, giacché l’Istat lo certifica anche in casa nostra.
La suora se la prende anche con la “localizzazione dell’irresponsabilità”, alludendo agli scandali nella spesa pubblica emersi a macchia di leopardo sul territorio nazionale.
C’è bisogno allora di lasciarsi guidare dal Vangelo per fronteggiare l’ingiustizia montante senza cadere nel vortice dell’avidità. Acume, onestà, giudizio nel gestire l’economia. E davanti agli occhi un’altra icona d’importanza miliare: la moltiplicazione dei pani e dei pesci, il miracolo che per ripetersi oggi in terra ha ancora bisogno del dono di uomini e donne rinnovati dal Vangelo.
Edoardo Tincani