Atteso e desiderato come se fosse stato il primo campo, il pellegrinaggio ad Assisi è stato il nostro modo per ricominciare il cammino con i ragazzi. Abbiamo pensato ogni particolare, curato ogni uscita, portato un mare di mascherine e con il cuore pieno di gioia siamo partiti!
Sapevamo di avere una location per noi importante, la Domus Pacis, e di avere degli angeli custodi che ci avrebbero guidato: suor Sara e suor Mara delle Francescane Angeline, fra Carlos, parroco della chiesa della Spogliazione, e il nostro don Gabriele. Quindi eravamo sicuri!
Il nostro obiettivo: conoscere Francesco, Chiara, ma anche le persone che sul loro esempio hanno seguito il Signore nella loro vita.
La vita di Giovanni di Pietro di Bernardone (alias san Francesco) è nota a tutti, o comunque è comodamente reperibile ogni informazione a riguardo. Ciò che non è a portata di un click per cui è valsa la pena fare quattro ore di pullman sono state le testimonianze di suor Sara e suor Mara. Entrambe francescane, ci hanno raccontato molto riguardo il santo trasmettendoci nel frattempo la loro testimonianza, mostrandoci così quali fossero i frutti di una vita ben spesa ottocento anni fa.
Ascoltando suor Sara e suor Mara e ripercorrendo i luoghi più frequentati da Francesco e i suoi fratelli abbiamo capito come sia divenuto santo: amava tante cose. Amava il creato (Cantico delle Creature), amava il silenzio (Eremo delle Carceri), amava i poveri (anni con i lebbrosi), amava la semplicità (luoghi e stile di vita) e soprattutto amava la felicità.
È questo il messaggio più vivo e più forte che emerge da lui. Egli ha sempre cercato la felicità con tutto se stesso: inizialmente atteggiandosi da riccone ad Assisi per avere attenzioni, poi andando in guerra per inseguire il sogno di divenire cavaliere ed infine spogliandosi di tutto per vivere coi poveri.
Non sempre questa felicità si trova al primo colpo, non sempre la cerchiamo al posto giusto, l’importante è volerla. Francesco ci insegna quanto sia necessario talvolta mettere da parte l’orgoglio (e non solo) e fare ciò che ci fa stare bene.
La spogliazione è stato proprio questo: avere il coraggio di abbandonare una strada per prenderne un’altra nella quale possiamo trovare maggior felicità, costi ciò scontrarsi con la propria famiglia, scegliere una via faticosa o addirittura rinnegare se stessi e cambiare nel profondo.
Era la volta di conoscere Chiara, la bella ragazza di 18 anni che nella notte lascia la casa paterna per raggiungere Francesco alla Porziuncola.
Abbiamo portato a casa alcune parole che hanno caratterizzato la sua vita.
Povertà: anche lei fugge di casa, conquistata dalla figura di Francesco tanto da raggiungerlo, per seguire il suo esempio, alla Porziuncola. Qui Francesco le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano. In seguito a vari tentativi del padre di riportarla a casa, si rifugia nella chiesa di San Damiano dove fonda l’ordine delle “Povere recluse” (chiamate poi Clarisse).
Fede: quando Assisi è minacciata dall’esercito dei saraceni, Chiara, in quel tempo malata, è portata alla porta di San Damiano e, esponendo il Santissimo Sacramento, mette in fuga i saraceni.
Amicizia: due vite parallele che vivono in sintonia e si intrecciano sono quelle di Chiara e Francesco. Francesco chiamava Chiara la sua “pianticella” e Chiara chiamava Francesco “il nostro Padre”. Insieme erano come due occhi che guardano sempre nella stessa direzione. Essi hanno guardato lo stesso Dio, lo stesso Crocifisso, la stessa Eucaristia, ma da diverse angolature, con sensibilità proprie così come ognuno di noi vive in modo personale la relazione con il Signore.
Come chi è Carlo Acutis? Un ragazzo milanese di 15 anni, morto nel 2006 di leucemia fulminante e sepolto ad Assisi nella chiesa della Spogliazione. È stato fra Carlos, parroco brasiliano della chiesa della Spogliazione, a parlarci di Carlo. È più corretto dire “a incantarci su Carlo”!
Di famiglia non praticante, la “tata” polacca ha seminato nel cuore di Carlo il seme della fede, gli ha raccontato la vita dei santi bambini, gli ha insegnato le preghiere. Poi la pianticella è cresciuta ed è diventata forte, come se avesse saputo che non avrebbe avuto tanto tempo.
La povertà, la carità verso i poveri, l’amore alla preghiera e la grande devozione all’Eucarestia, che lui definiva “ la mia autostrada verso il cielo”, hanno fatto di questo bambino un gigante nella fede, uno strumento del Signore.
Il nostro stupore è aumentato quando fra Carlos ci ha raccontato il suo difficile cammino di fede dall’Amazzonia ad Assisi.
Quando entriamo in chiesa per l’adorazione, sentiamo che le ginocchia si piegano da sole e ringraziamo Carlo e Carlos che ci hanno fatto sentire così vicino un mistero grande!
Carlo Acutis verrà beatificato ad Assisi da Papa Francesco il prossimo 10 ottobre!
Quando già il nostro cuore è pieno di bene, di esempi di santi, di frati e suore straordinari, don Gabriele ci porta nella vicina e stupenda Spello, ci fa camminare verso il cimitero e proprio nel punto più alto ci fa sedere in terra attorno ad una lapide sulla quale è scritto soltanto “ Fratel Carlo Carretto”.
Ma chi era?
Una persona straordinaria, un grande dell’Azione Cattolica che, negli anni del dopoguerra, ha seminato bene e testimonianza a piene mani senza tenere nulla per sé.
Nel 1948, in tempi lontani dalle GMG, aveva portato a Roma 300.000 giovani dell’Azione Cattolica. Poi il Signore l’ha chiamato nella contemplazione ed è andato nel deserto dell’Algeria seguendo i piccoli fratelli di Charles de Foucauld; successivamente era tornato a Spello dove attirava nella preghiera tante persone per portarle al Signore. Ci rimangono i suoi tanti e bellissimi libri!
Attorno a questa pietra, don Gabriele ci spiega il valore della testimonianza, del coraggio di dirci cristiani davanti a tutti.
Forse per questo, attraversiamo Spello cantando a squarciagola “noi siam l’ACR alè” e tutti ci guardano increduli: finalmente un gruppo di ragazzi festosi, segno della vita che ricomincia!
Beh, che dire dei ragazzi… Questo più degli altri è stato un campo di difficile gestione vista la situazione nella quale si è svolto. La buona riuscita è quindi da cercare soprattutto nei giovani acierrini che hanno deciso di affrontare anche questa sfida.
Il rigore di mascherina e distanziamento ha caratterizzato questi quattro giorni ma potevano, secondo voi, cambiare lo stile ACR? Bans, giochi, riflessioni, preghiera, risate, pianti e canti hanno cancellato tutte le problematiche e ci hanno permesso di vivere al meglio il campo 2020. Quarantaquattro ragazzi pieni di energia e vitalità, a volte troppa, uniti sotto un’unica Luce.
Ovunque girassimo, tra Assisi, la Domus e Spello, venivamo accolti da sguardi stupiti e sorrisi nascosti, o, in un caso in particolare, da lacrime di gioia.
Torniamo a casa dalla Città di Francesco dimenticandoci della comodità del divano e delle pantofole, ma indossando scarponi e zaino per intraprendere un viaggio bellissimo. Torniamo consapevoli di quanto i giovani possano “dare”.
Torniamo sapendo che siamo “strumenti della Sua pace”
Educatori ACR